Santuario della Scala Santa
Il sommo privilegio della Scala Santa fu attribuito alla città di Campli da un editto di Papa Clemente XIV nel 1772.
Posta accanto alla Chiesa di San Paolo, la Scala consta di ben ventotto gradini in legno di dura quercia, da salire in ginocchio e a capo chino (le donne col capo coperto), pregando secondo il volere del Papa e chiedendo perdono dei propri peccati. Una dura penitenza, ma le ricompense per i fedeli sono l'assoluzione dai propri peccati e l'Indulgenza Plenaria con lo stesso valore di quella ottenibile pregando sulla ben più famosa Scala Santa di Roma.
Affascinanti le simbologie che motivano ogni singolo elemento della Scala e della sua decorazione. Il dover salire, rigorosamente in ginocchio, osservati dai personaggi di sei dipinti, tre a destra e tre a sinistra della scala, che raccontano altrettanti momenti salienti della Passione di Cristo, porta il fedele a ripercorrere le tappe di Gesù verso la Croce e riviverne, simbolicamente, la sofferenza.
L'ultimo gradino conduce al Sancta Sanctorum dove, dietro una fitta grata, è l'altare del Salvatore, il Cristo Salvator Mundi, l'unico in grado di liberare il peccatore dal peso dei suoi peccati. Dopo aver reso il doveroso omaggio a Papa Clemente e a Sant'Elena, quasi reali negli eccezionali colori dei loro ritratti a grandezza naturale, l'Uomo Nuovo, il credente purificato nella sua debole anima, scende finalmente verso la luce del giorno, ora in piedi, accompagnato dalle scene gioiose della Resurrezione ed osservato da angioletti sorridenti affacciati dal tetto.